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Sole, pioggia, sole. Si preannuncia una bella giornata schizofrenica. Osservo con distacco l'entusiasmo degli atleti e il panico degli organizzatori. Poverini come sono agitati; se non trovano un medico non si può gareggiare. I miei occhi mi guardano stralunati dal lampione: sono anch'io organizzatore e pure atleta ma sono lì tranquillo che chiacchiero. Ecco Stefano:
“Alle prossime regionali mi presento candidato ...”
“Senti: tu sei medico, vero?”
Si gioca sul filo del voto di scambio ma alla fine la sua disponibilità è sincera come la mia riconoscenza.
Cominciano le gare. Aiuto i giudici federali a dirigere il traffico. I giovani li facciamo girare larghi le donne anziane sul circuito più breve che se devono saltare il fosso ne perdiamo una ad ogni giro.
Tocca agli uomini di mezz'età: mi metto in griglia. Tutto pronto per la partenza. Quasi. Manca solo il segnale di via libera da un fantomatico “addetto al percorso”. Ma che cazzo sta facendo 'sto qua? Vogliamo partire? Finalmente lo chiamano per nome. Sono io. Esco dalla griglia, con un gesto rapido della mano nomino un “vice addetto al percorso” e mi rimetto in griglia. Bang! Sono un po' indietro ma non importa, preferisco partire tranquillo. Il percorso è adagiato su un pendio al 3-4%, continuo sali-scendi, curve secche fra gli ulivi; il terreno, intinto nello scroscio di pioggia, è molle e a tratti scivoloso, i polmoni sputano quantità di anidride carbonica da effetto serra fulminante ma le gambe reggono e pian piano recupero posizioni. Arrivo intorno alla ventesima e, come sacchettaro di talento, agguanto la posizione perfetta: terzo e ultimo dei premiati della mia categoria.
Peccato per il premio. Mi sono sentito un po' umiliato da quella bottiglia di vino da due soldi e quel barattolino di vaselina piccante. Ho protestato con gli organizzatori dicendo "chi è quell'idiota che ha scelto, acquistato, confezionato e trasportato questo sacchetto di m....?" Mi hanno risposto, ridendo, che ero stato io.
Belli i cross, 20 minuti di fuoco e divertimento. Mentre un muscolo si massacra, l'altro si riposa: una staffetta muscolare con continui passaggi di testimone e massaggio fisioterapico incluso nel percorso. Grande, atletica Capoterra, la mia squadra, a volte litigiosa ma dalle risorse incredibili. Ho visto un boschetto di eucalipti trasformarsi in un palco in meno di un'ora, parti della pista da cross nascere, in un paio di giorni, dal sottobosco incolto e altre talmente lisce da poterle correre a piedi nudi.
 
Bella giornata. Io e mi, l'atleta, abbiamo aspettato me, l'organizzatore, che finisse di togliere i nastri dal circuito. Finalmente, stanchi e soddisfatti, siamo saliti in macchina. Io guidavo, gli altri due si sono addormentati prima che arrivassi a casa … shhhh.
   

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