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Is Cioffus 2020
Sono le otto e venti e io me ne sto la, nelle retrovie, col mio pettorale personalizzatissimo a chiacchierare
tranquillamente con Fabio, quando all'improvviso, senza la revolverata del giudice Schirru,

senza un conto alla rovescia, senza neanche un banale “pronti partenza via” e con le gambe rigide come due pezzi di legno,
si parte.
Già dalle prime salite il gruppo si dirada. Rimango solo, come piace a me, riesco a correre con i miei
pensieri, al mio ritmo, a divertirmi.
Il percorso è vario e molto bello, alterna tratti tecnici a tratti scorrevoli e panoramici.
I primi chilometri passano lenti ma quasi non mi rendo conto. Mi sembra di andare bene ma in realtà faccio
un passo da lumacone, teso, pesante e con tutta la parte sinistra, dal collo al tallone, in costante e dolorosa
tensione.
Sono circa a metà gara quando attraverso il tratto più bello e suggestivo del percorso. Corro abbracciato
dalle altissime pareti de Is Cioffus, ci scorro dentro assieme all'acqua che lo ha scavato, scivolando sui
ciottoli levigati e lisci come uova preistoriche.
All’uscita del budello, mi trovo di fronte Arnaldo che mi punta la macchina fotografica, tiro indietro la
pancia, sorrido e mi metto in posa per le foto.
Tutto sembra filare liscio, ma è solo apparenza, me ne rendo conto mentre, risalendo a testa bassa dalle
profondità de Is Cioffus, incontro i primi, che in realtà sono gli ultimi.
Vanno in direzione contraria, ostinata e contraria, direbbe Faber.
Ma non è detto, e se fossi io quello in senso unico ?
Ho sbagliato strada penso, mi sono perso qualche fettuccia, ho tagliato in qualche incrocio e ora viaggio al
rovescio.
Chiedo informazioni: ma ho sbagliato ?
- no no, stai andando bene.
Allora hai sbagliato tu ?
- No, andiamo bene entrambi, è un anello, si può fare in un senso o nell'altro.
GULP !
Geniale penso, un Trail bidirezionale, puoi prenderlo nel senso che più ti piace. Io ad esempio col mio lato
sinistro menomato, ho la convergenza che butta a destra, quindi faccio il giro in quel senso, affronto meglio
le curve e anche le scarpe si consumano in maniera corretta. Altri girano in direzione opposta, senza un
perché, guidati dal destino che ha voluto che imbroccassero il giro in quel senso, gia un po ubriachi, prima
ancora di bere.
Tanto si torna tutti la, ai deliziosi Malloreddus al ragù e alla fresca “non filtrata”.
Proseguendo incontro altra gente, ci salutiamo, scambiamo sensazioni, stati d’animo, informazioni su cosa
ci aspetta. Viaggiando chi in un senso chi nell'altro come protoni ed elettroni dentro un acceleratore di
particelle al contrario. Un“rallentatore di particelle”, in cui non ci si scontra, ma ci si incontra, con sorrisi,
pacche, baci e abbracci.
E mentre gli ultimi chilometri sfilano via con la mia parte sinistra sempre piu rigida e indolenzita, con un
sorriso fisso tipo paresi facciale, penso alle particelle rallentate, penso anche che in fondo di questo si
tratta: svegliarsi all'alba per incontrarsi e abbracciarsi, per correre assieme, per sorridere un pò, per sfidarsi
l’un l’altro, per raccontarsi dei dolori e delle prossime gare, per bere birra, mangiare Malloreddus,
condividere torte e dolci e correre ognuno nel senso che più gli piace.
Per passare una bella giornata.
E in questo campo, “Correndo a Is Cioffus” rimane una delle gare dal livello più alto in assoluto, un
concentrato di bellezza e allegria, da qualsiasi direzione uno arrivi o in qualsiasi direzione uno decida di
andare.
G.
G.